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Buon anno a tutti di Andrea Vesco

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Buon anno a tutti di Andrea Vesco

Nella nostra piccola comunità quest’anno sono nati due bambini, due maschi.

Questi eventi, insieme ad altri tre in particolare: il ristabilirsi di equilibri familiari e personali dopo una separazione e la notizia di due pericoli scampati in ambito sanitario, non possono che definire il 2020 come un anno da ricordare almeno per coloro che in prima persona hanno vissuto o rivissuto l’inizio della meravigliosa esperienza della genitorialità dentro e fuori la coppia, così come per coloro che hanno potuto riprendere sonno con maggiore certezza che l’indomani sarebbe stato “semplicemente” un altro giorno e non uno degli ultimi.

Noi tutti siamo stati coinvolti, a tutti noi è interessato.

A partire da Marzo siamo stati gettati nello sconforto da eventi più grandi di noi, siamo stati ripresi e richiamati al ruolo unico che ci compete, quello di uomini soli in prima battuta, davanti alle difficoltà della vita che ritornavano ad essere, come più volte accaduto in passato, letteralmente difficoltà della vita e non solo della nostra vita.

Abbiamo temuto e temiamo per la nostra salute, per la nostra incolumità, per quella dei nostri cari, abbiamo avuto paura che la pandemia potesse mettere in serio pericolo la nostra azienda, i nostri averi, la nostra piccola comunità. Abbiamo avuto paura che la malattia potesse mettere a repentaglio posizioni economiche conquistate a fatica dopo anni di lavoro e sacrifici, potesse, in sintesi, portare via con se tutto in una nemesi inarrestabile.

Così sembrava, sembrava e sembra. Il silenzio per le strade, nei cieli, nei mari, l’immobilismo assoluto cui, nella prima fase, la pandemia ci ha costretto, rimandava inevitabilmente ad un’idea di morte, di assenza.
Io l’assenza l’ho vissuta ed odiata come la peggiore delle sciagure. La metafora della quercia, prima ancora di studiarla, l’ho vissuta in prima persona; dopo a scuola riconobbi la vita in una poesia e capi nella voce di mia madre che leggeva quella poesia, che per noi poesia noi era, come se fosse una poesia, che anche la vita potesse essere poesia.

Quando hai qualcuno con cui lottare la sconfitta diventa improbabile, quando sei solo inevitabile. Noi, nella nostra piccola comunità, abbiamo lottato insieme, tutti insieme.
Nel 2020 abbiamo serrato le fila e qualcuno che oramai da tempo non c’era più è andato via, qualcun altro ha cercato e trovato un modo per restare, gli altri si sono stretti tutti attorno, votati prima ad un unico ideale, sopravvivere e poi, da soggetti adulti, a cavare da questa situazione il meglio possibile.

A Gennaio 2021 posso serenamente dire che la nostra piccola comunità è riuscita nel suo primo intento, e sta lavorando per ricavare da questa esperienza risultati utili per il proprio futuro lavorativo.
Nonostante il fatturato abbia registrato una pesante flessione, siamo riusciti grazie alla collaborazione di tutti gli attori coinvolti, in testa i dipendenti tutti, a ridurre, in maniera maggiore dei ricavi, i costi, e va da se che l’equilibrio è stato ritrovato.

In questa drammatica condizione siamo anche riusciti a mantenere alcuni investimenti, ovviamente solo quelli essenziali il cui arresto avrebbe cagionato maggiore danno che beneficio alle casse aziendali.

Rispetto al bene della nostra impresa, che vive come ogni singola comunità di relazioni, tutti coloro che ne avevano titolo o possibilità, hanno dato un contributo: i clienti che nonostante le enormi difficoltà del settore hanno, nella maggior parte dei casi, onorato i propri debiti dimostrandosi nei fatti e nei gesti amici, legittimi destinatari di stima oltre che di merci; i dipendenti che hanno visto ridursi il salario in maniera significativa ma non per questo hanno arretrato di un passo rispetto agli obblighi nei confronti dell’impresa; gli agenti che hanno continuato a gestire le relazioni con i clienti e supportato ogni richiesta in maniera pronta e professionale nonostante la decisa riduzione dei volumi; i fornitori, pazienti ed attenti a non creare interruzioni nella consegna delle materie prime; gli istituti di credito, che seppure investiti a loro volta dallo tsunami della crisi, hanno reagito e supportato le imprese meritevoli; gli obbligazionisti della società che hanno propria sponte, aderito alla moratoria sui crediti, infine i soci che hanno, di concerto con la pubblica amministrazione, rafforzato la struttura patrimoniale della società per consentirle di guardare al futuro con maggiore serenità e fiducia.

A tutti loro va il mio ringraziamento, ai miei dipendenti in particolare, la gratitudine per avermi, in un momento di tensione, con un moto di orgoglio rappresentato con fermezza la dignità del lavoro al di la di ogni servilismo.

Salutiamo questo anno appena trascorso con la speranza che nulla di simile mai più si presenti, con l’angoscia e tristezza per i troppi, conosciuti e non, che sono andati via, ma con la gratitudine per esserci ancora e l’orgoglio, anche questa volta, di avercela fatta.
Grazie e buon anno a tutti!