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Insolia, vitigno del mese

Il nostro “vitigno del mese” è a bacca bianca ed è conosciuto con diversi nomi: Insolia o Inzolia, e ancora, Ansolia o Ansonica. 

L’origine di questo vitigno è oscura, non ci sono documenti attendibili sulla sua nascita. Secondo i più è giunto in Sicilia con l’arrivo dei Fenici, altri pensano sia arrivato con i primi coloni greci, e la parentela con i vitigni greci Rhoditis e Sideritis sembra confermare questa ipotesi. Il primo a parlarne è stato Plinio il Vecchio nel suo “Naturalis Historia”, appellandolo come “Irziola” storpiato probabilmente dai siciliani in “Inzolia”. Un’altra ipotesi non confermata vuole che il vitigno sia giunto in Sicilia con l’invasione normanna e da allora ha attecchito e prosperato in ogni angolo di Sicilia.

Pare comunque ormai assodata, pur nella scarsa precisione delle fonti scientifiche, la presenza atavica del vitigno sull’isola.
Di qui si sarebbe diffuso, in epoca successiva, dapprima in Sardegna e poi sul continente, in particolare in Toscana dove, restando fedele alla vocazione isolana, avrebbe trovato una patria d’elezione sull’isola d’Elba e in misura minore sull’isola del Giglio.

In Toscana tale vitigno è conosciuto unicamente come #ansonica. 

Si tratta della stessa identica cultivar siciliana, solo che le differenze climatiche e di terroir tra le due regioni sono notevoli.

Pertanto L’Insolia siciliana risulterà salata come il mare, affilata e tende ad essere più polposa e acida rispetto all’Ansonica toscana, che di contro risulta più delicata, appena più rotonda, ma sempre affusolata e con una buona trama acido-sapida.

Questa varietà vide il suo massimo splendore nel Settecento, venendo menzionata dal Sestini, descritta dal Cupani e citata da Goethe. 

Esistevano in passato moltissime varianti utilizzate sia per la vinificazione sia per la produzione di uva da tavola: Inzolia di Palermo, inzolia Moscatella, Inzolia di Lipari. Si incontravano anche alcune versioni a bacca nera, Inzolia Nera, Inzolia Nera di Randazzo, Inzolia Imperiale.
In realtà è sempre difficile capire quando si tratta effettivamente di varianti clonali del vitigno e quando la medesima varietà assume un diverso nome in base alla zona di coltivazione.

Nel 1800 circa, l’Insolia entra nell’uvaggio del Marsala. E’ il 1900 il momento del suo decadimento, considerata solo come vino da taglio per arricchire vini più poveri oppure per produrre dei vermouth.
Oggi l’Inzolia è tra i vitigni a bacca bianca, più diffusa in Sicilia, dopo il Catarratto e il Trebbiano. E fortunatamente i vignaioli siciliani si sono resi conto che l’Insolia è un vino che merita di essere prodotto in purezza per esaltare le sue doti di finezza e la sua leggiadra eleganza.

L’area di crescita in cui questo vitigno si esprime al meglio è la Sicilia occidentale, in particolare le province di Agrigento, Trapani e Palermo, pur essendo diffuso anche in altre zone della Sicilia. La sua produttività è alta e si presenta resistente alle più comuni malattie della vite, specie se il terreno è situato in prossimità del mare. L’ambiente salmastro aiuta la pianta a difendersi dalle muffe.

Germoglia tardivamente, entro i primi giorni di aprile e poi matura intorno alla metà di settembre. I grappoli sono di media grandezza e portano acini dalla buccia spessa di colore giallo e ricca di tannino con una polpa soda e croccante.

Il naso è classico, non ci sono acuti, è giocato su delicati sentori di agrumi, fiori come ginestra e mimosa, pesca e albicocca, mela e poi i tratti più caratteristici sono note balsamiche di timo, miele e il classico pepe bianco. Altra caratteristica organolettica sono i profumi minerali: rocce, selce, pietra focaia. La varietà è buona, è abbastanza espressivo, ma non è di certo un vitigno aromatico. Al palato è un vino che potremmo definire con caratteristiche mediamente buone: buona acidità, buona piacevolezza, buona sapidità, buona bevibilità. 

Noi di Rallo produciamo un’insolia in purezza chiamata Evrò in onore dell’ultima regina di Sicilia.