Aldo Viola
Aldo Viola è un enologo ma è anche un artista, un curioso e indubbiamente un produttore di vino molto preparato. La prima parola che mi è venuta in mente conoscendolo è “viandante”: è sempre in movimento, anche quando non viaggia. E parlare con lui è sempre un’avventura per la sua spiccata ironia e schiettezza che mette spesso alle corde. Da grande affabulatore si diverte a spiazzare con battute e aneddoti, poi però si scopre che, tra le righe di quel suo parlare senza prendersi troppo sul serio, c’è un senso dell’esistenza tutt’altro che scanzonato. Come nella migliore tradizione della saggezza popolare, con poche parole dice tutto, senza lasciare spazio a sterili sofismi. È propenso a parlare di vita, di esperienze vissute più che di vino in generale.
Sembra molto sicuro di sè, di quello che fa, afferma spesso che una sua più grande ambizione non è quella di fare vini che piacciano a tutti. Vuole fare il vino che piace a lui.
Purezza e libertà di espressione sono parole d’ordine nel suo vocabolario. “Voglio essere come poesia che non si spiega” la frase che campeggia a bella vista sulla sua maglietta quando lo conobbi la prima volta.
Colori assolutamente mediterranei, portamento fiero, capelli spettinati quasi quanto i miei, Aldo a prima vista o lo si apprezza o lo si detesta, senza mezzi termini, proprio come i suoi vini. Impattante e mai banale, spiazzante a volte: “I miei vini li faccio in vigna e non li lascio mai finché non li vedo in bottiglia”. Questa frase è davvero sua e se lo si frequentasse ci si renderebbe davvero conto di quanto Aldo la prenda alla lettera.
Questo è Aldo Viola, l’artigiano del vino.
Sarah Vesco