Cuoche combattenti, tutt’un’altra storia
Ho conosciuto Nicoletta il giorno del mio onomastico per questo ricordo con esattezza la data: era il 10 dicembre e lei era molto indaffarata per i preparativi natalizi; il suo laboratorio era pieno, Lei inarrestabile.
Sembrava vivesse in quel luogo, le scatole in preparazione per le regalie ricordavano quelle di un trasloco appena effettuato e in effetti quella bottega era aperta da soli tre mesi.
“Perchè la violenza si può combattere con la creatività”
Difficile non immaginarla all’opera, in cucina.
Come se da lì potesse sempre preparare qualcosa per mandare avanti il mondo a forza di mani.
E la forza di mani viene semplice immaginarla osservando il logo delle cuoche combattenti: un pugno chiuso che stringe un matterello. Eppure in quel marasma la prima combattente era tranquilla, si muoveva pacifica, paziente: probabilmente anni di cucina e di ricette le avevano insegnato anche questo, lei come il lievito fa gonfiare la pasta nel tempo che occorre.
Si muove con calma, simile a quella delle vigne in inverno, senza alcuna fretta. Cerca la perfezione negli odori, nelle materie prime, nei gesti, nelle scelte.
Per lei cucinare è proprio questione di vita e il dolce, forse, la sua parte migliore.
Il dolce della domenica, quello attorno al quale la famiglia si riunisce. Il dolce della tradizione, quello che se sei siciliana non puoi non conoscere. Ed estremamente siciliane sono le sue ricette, ereditate da due zie e rivisitate in chiave moderna.
Ci racconta delle composte con estrema naturalezza, della mezzaluna con la quale sminuzza i limoni grossolanamente anche per la composta di pere e noci perché un pò di agrumato è piacevole morderlo nella dolcezza della pera.
Poche parole che catapultano me, ascoltatrice, in una Sicilia di odori e sapori, tra mandorle, oli, arance.
Adesso mi resta solo assaggiare…
“Tu vali e sei libera sempre”
nota al lettore: il mio nome è Sarah, quella dell’onomastico il 10 dicembre è tutt’un’altra storia.
seconda nota al lettore: Le frasi in corsivo sono solo alcune delle scritte che compaiono sulle etichette delle cuoche combattenti, ma anche questa, è tutt’un’altra storia.