Quando l’anima sa leggere
Un antico paese siciliano fa da sfondo alla lenta quotidianità dei suoi abitanti. Spira il vento ricco di sale dalla poco lontana costa e rimescola le foglie cadute, la terra sottile dei campi e degli antichi ciottoli di cui erano fatte le strade di quel paesino. Pepita Misuraca, con una nostalgica e piacevolissima scrittura, immortala uomini e donne nelle loro abitudini, nel loro contesto ombreggiato di macchia mediterranea. A volte si ferma a chiacchierare con loro come per carpirne di più, altre si limita a raccontarne ma sempre con uno sguardo estremamente affettuoso. Riprendono vita così, tra le pagine di un libretto, ricordi nitidi, come un’impressione fotografica, i luoghi della campagna siciliana con i contrasti di luce e melodici della cultura paesana in cui Pepita si era trovata a vivere dal 1920 e in cui ha preso forma il suo immaginario ma anche altri luoghi come l’Africa in cui Pepita ha pure vissuto. Scorrendo le pagine, ci si ritrova trasportati in terre in cui i personaggi scorrono come in un album dove gli scatti procedono, uno dopo l’altro, portando con sé storie, tradizioni, modi di intendere la vita appartenenti a un tempo diradato nella memoria, che riappare sotto forma di storia privata, dettagli, in cui diventa impossibile non partecipare con lo stesso sentimento di affetto e nostalgia della protagonista fino alla fine.